Continuo a proporvi dei
racconti di esperienze personali realmente vissute in Brasile. Sono esperienze
un po fuori dall’ordinario, non necessariamente piacevoli ma che possono darvi
un’idea concreta di differenti situazioni di vita reale che possono accadere in
Brasile. In questo racconto vi sono esempi della violenza in Brasile, della delinquenza a Rio de Janeiro, ma anche del suo fascino unico e coinvolgente.
Io e mia moglie Josi eravamo in Italia ormai da quasi due anni
provenienti da un periodo di vita in Guatemala. Stavo aspettando che mi fosse
concessa la residenza permanente in Brasile in quanto marito d'una cittadina
brasiliana.
C'era voluto un'enorme quantità di documenti sia miei che dei
genitori di mia moglie che vivevano in Brasile, una burocrazia sfiancante,
lentissima, rigida, spesso senza senso alcuno e per niente allegra.

Ma che c'entrava? Ero io che chiedevo la residenza, mica lui, cose
da pazzi, meno male che mio suocero era commercialista e precisino pure.
Eravamo arrivati al traguardo finale, finalmente mi diedero la
benedetta carta d'identità e potevamo trasferirci in Brasile.

Mi ero procurato figli di grandi campioni, bellissimi, che viste le
dimensioni all'età di 4 mesi già d'allora facevano presagire i giganti che
sarebbero diventati, pesavano quasi trenta chili, sarebbero cresciuti per altri
12 mesi.
Si arriva al porto di Paranaguà passando accanto ad una delle più
belle isole brasiliane: Ilha do Mel che all’alba fa gli onori di casa venendoti
incontro come una cartolina illustrata a tre dimensioni, poi lasciandoti
scivolar via ti lancia l’invito d’andarla a trovare promettendoti profumi,
colori e sapori dolci come il miele dal quale prende il suo nome.
Si entra quindi in una grande baia interna con molte isolette
abitate anche da ridotte popolazioni indigene discendenti da coloro che
abitavano questi luoghi prima dell’arrivo dei vari ”Aghirre furore di Dio”
Paranaguà è un porto importante per il trasporto di containers e
granaglie e serve anche il Paraguay che non ha sbocchi sul mare.
La cittadina ha una sua bellezza storica mantenendo ancora diversi
edifici risalenti al 1600-1700, retaggio della colonizzazione portoghese. Mal
conservati purtroppo molti stanno cadendo a pezzi mantenendo in piedi solo le
facciate che per tenace orgoglio vogliono ancora mostrarsi al mondo. Senza più
il tetto hanno gli interni rovinati su se stessi dove crescono alberi come
fossero piccoli giardini, confusi senza più sapere a che tempo appartengano.
I miei suoceri ci aspettavano sulla banchina del porto quando
attraccammo e dopo un'oretta eravamo arrivati a Curitiba, la capitale dello
Stato del Paranà, nostra prima destinazione distante una settantina di
chilometri dalla costa.
Conoscevo già la città e non mi piaceva, la destinazione finale
sarebbe stata Rio de Janeiro.
Andavamo a casa dei suoceri per salutarli e lasciar
provvisoriamente in custodia i due cani sino a che ci fossimo stabiliti ed
organizzati a Rio.
Pochi giorni a Curitiba e dopo un viaggio in autobus di 10 ore che
ci stancò come i ripetuti discorsi senz’anima della televisione che tutti siamo
obbligati ad ascoltare ogni giorno stavamo già arrivando nella “Cidade
maravilhosa”
La prima volta che si arriva a Rio de Janeiro si rimane a bocca
aperta, la seconda pure, la decima anche, non si smette mai.
La città stupisce, incanta e meraviglia per la sua particolare
modalità di vita.
E' in assoluto la più bella che conosca, come dice la canzone:
“...bonita por natureza...”
Qualche giorno in hotel e poi affittammo provvisoriamente un
piccolo appartamentino ammobiliato nel quartiere di Copacabana.
Non è solo la fantastica bellezza di questa città, Rio possiede
un'energia, uno spirito, un'atmosfera che non ho trovato in nessun'altro luogo.
Oltre all'allegria dei suoi abitanti che si mantiene pur con tutte
le difficoltà e brutture che devono affrontare (grandi sacche di povertà,
quartieri degradati, violenza, criminalità, e via dicendo) la città possiede
qualcos'altro che non so descrivere meglio e che mi permea ogni qualvolta ci
vado.
Si vede che vi aleggiano forze arcane, magnetismi di profondi
strati geologici che si spostano utilizzando le faglie continentali, quindi
arrivate lì vi risiedono trovando la città confacente alla loro natura, poi
risalendo dalle profondità escono dagli anfratti, dai tombini, utilizzano le
gallerie del tempo ed influenzano così lo spirito degli uomini plasmandone i
tratti del corpo e della mente che non possono fare a meno d’essere ciò che
sono.
Fateci una visita, lo sentirete anche voi spero.
Dal nostro miniappartamento partivamo ogni mattina alla caccia di
sostanzialmente due cose: affittare una casa con giardino per andarci a vivere
con i cani e trovare un locale commerciale per trasformarlo nel ristorante che
avevamo intenzione di aprire.
Analizzavamo gli annunci affittasi dei giornali e poi muniti della
mappa cittadina andavamo a verificare quelle offerte che ci sembravano più
interessanti.
Inizialmente ci spostavamo in taxi, poi vista l'enorme vastità
della città (10 milioni di abitanti con al suo interno la maggior foresta
urbana del mondo) che ci procurava costi esagerati di tassametro passammo a
spostarci in autobus (leggete il post: Costo dei taxi in Brasile).
Non fu niente facile.
Io il portoghese mica lo parlavo, dopo l'esperienza con lo spagnolo
dovevo ricominciare tutto da capo con un'altra lingua.
Gli autobus erano vecchi, malandati e scomodi, caldi e
sovraffollati. V'erano molte compagnie private di mezzi che facevano spesso lo
stesso percorso: chi arrivava prima alla fermata (mal o per niente segnalata)
si accaparrava i passeggeri.
Il risultato era che gli autobus correvano come pazzi, si
sorpassavano con manovre da formula 1 e nelle curve si inclinavano
pericolosamente con stridio di gomme.
Ma il pericolo maggiore non stava lì, bensì nella violenza e negli
assalti.
Io e Josi in uno dei primi giorni in autobus eravamo stati
fortunati ed avevamo trovato subito due sedili liberi adiacenti.
Dal lato del finestrino io ero completamente assorto nel guardare
la città, le spiagge, il Paõ de Azucar, la baia de Botafogo. Mi volto per dire qualcosa a mia
moglie e lei non è più seduta di fianco a me. Mi alzo in piedi guardandomi
intorno: anche gli altri passeggeri erano scomparsi.
Era tutto irreale, che fine avevano fatto tutti quanti?
Poi una
mano dal basso mi tira la camicia strappandomi da quello stato di quasi trance
e vedo mia moglie distesa sul pavimento che mi sussurra: <vieni giù, vieni
giù>.
Mi rendo conto allora che tutti i passeggeri erano per terra, in
fondo all'autobus in piedi c'era solo un tipo che teneva una pistola puntata
alla tempia di un uomo.
Sguish, sguish, in un attimo scivolai
anch'io sul pavimento come un totano. Era una rapina che si concluse rapida
rapida con la discesa del gaglioffo dall'autobus alla prima fermata.
Avevo appreso la tecnica dello”sguish”
e la città nonostante tutta la violenza e delinquenza non smetteva
di piacermi...
Altre esperienze vissute sugli autobus di Rio de Janeiro le leggete
nei posts CERCANDO CASA A RIO DE JANEIRO e ALTRA ESPERIENZA SULL’AUTOBUS A RIO
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